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sabato 26 novembre 2011

VEGANISMO: VEGETARIANO, VEGANO, FRUTTARIANO, CRUDISTA...UN PROBLEMA DI PAROLE


Com'è bello mangiare sempre meno cibi
di derivazione animale.
Com'è appagante, quando in tavola arrivano
mortadella, prosciutto crudo, mozzarella
e crescenza, pecorino e l'immancabile
Parmigiano, stargli lontano, girare alla
larga.
Non sempre è possibile, umanamente parlando,
chiudere a certi cibi.
Può capitare la domenica dei parenti lontani,
il ritrovo con vecchi amici in posti fuori
mano dove il mondo vegetale bussa poco,
regno di salsicce ed arrosticini.
Sono un solitario, i miei contatti sociali
sono molto scarsi, e le cene con gli amici
si contano sulle dita di una mano di un
monco...e cosi', le occasioni di pappate
carnee, si riduco a lumicino.
Ovviamente questo è un bene, il guaio è
che la socializzazione, a meno di andare
ad un meeting di vegetariani-vegani, è
sempre all'insegna della carne, del pesce,
del formaggio et cetera et cetera...
Nei giorni in cui, volente o nolente, nella
pastasciutta di mammà, mi capita il pezzettino
di pancetta, il tentacolino sfuggito d'una
seppiola, lascio correre, non ci bado, e
se una domenica proprio non mi và di fare
il guastafeste, mangio una pastarella,
al massimo mi dico fra me e me 'oggi
vegetariano', per non dover dire 'oggi
defaillance'...



Ma la terminologia non deve diventare
un incubo, non deve condizionare la
vita, la defaiilance, lo sgarro non
si puo' coprire con un escamotage
linguistico, bensi, con più varietà
di cibo vegetale.
Tutto qua: se a casa, in camera mia
ho il sacchetto di fighi secchi,
le scatole di datteri Iraq, le mandorle
e le portentose bustine da 1 euro di
semi,di scorzini, di uvetta, e sia, vabbè,
anche del Misto Giapponese, dove la fogliolina
di alga avvolge un salatino non butta nessuna
goccia di sangue, in fondo, se ho tutto questo,
a portata di mano, ben difficilmente
mi verrà la voglia di andare a rovistare
nei cassetti del salone, nelle dispense,
nelle scansie dell'armadietto dei
dolci...


Elementare.
Il vegano, deve combattere giornalmente
una guerra fatta di televisione. di
riviste, di vetrine e naturalmente di
Internet: blog come questo che mostrano
succulente specialità da tutto il mondo,
dolci i piu' disparati e mozzafiato,
torte, gelati, cioccolata e crema pasticciera,
da svenimento; il vegano deve combattere
con la gente, che irride, scalcia e guarda
anche storto: si sà, il gregge si ribella
al diverso...
Non parliamo poi della 'Tradizione': si
avvicina il tragico giorno in cui milioni
di suini verranno fatti fuori: quando
gestivo un alimentare appena fuori città,
a novembre inoltrato arrivava il rappresentante
di prodotti per il confezionamento casalingo
di insaccati: la rete ed i 'fazzoletti'
per le lonze, le budelle con il sale
per le salsiccie, oltre al pepe macinato,
al peperoncino, e altre cose che non ricordo.
Poi i lieviti per i dolci, le grosse e pesanti
tavole di cioccolato fondente a quadrettoni,
i semi di finocchio, e lo strutto per i fritti
di carnevale, e per finire, le immancabili
scatole di latta di alici e di salacche.
La tradizione sanguinolenta mi fece odiare
a morte una specialità che amavo: le anguille:
il costosissimo pesce ultragrasso, era una
mia predilezione, le due-tre volte l'anno
in cui capitavano nei negozi locali.
Un giorno mia madre, nell'immancabile
stress e tumulto delle preparazioni
natalizie, fatte di primi, secondi, contorni
e dolciumi, cucinò non molto bene questo
nero abitante del mare: ingollai una rotella
fritta in modo troppo veloce, ed uno
spruzzo di sangue rosso bruno e vischioso
spruzzò letteralmente dalla mia bocca
e finì sul muro a secco della nostra cucina,
alla mia destra.
Feci volare via il piatto, il capitone,
e corsi in bagno a sputare e lavare la
bocca da quell'orrore: mia madre non
comprò mai più il capitone, solo una
volta mio padre riporto dal mercato
uno 'stortèin' (in reggiano, l'anguilla
marinata), e ne assaggiai un pezzettino,
ma non uscì niente, la marinatura aveva
seccato tutto...
Erano gli anni precedenti di pochissimo
le mie prime letture e le prime conversioni
alimentari in senso vegetariano.
Oggi, a casa mia, con i primi freddi,
mia madre stà rispolverando qualche
salume, timidamente, e qualche altro
cibo animale.
Ma rispetto, che so, fino due anni fà,
quando si cenava con gorgonzola, mortadella,
salmone affumicato, salamini a go-go e
cosi' via, oggi molto è cambiato.
Certo, la grande maggioranza delle verdure
mia madre le cuoce ancora, con il vecchio
metodo tradizionale della lessatura
prolungata, il cibo cotto, domina sempre,
ma la verdura e la frutta sono presenti
veramente tutti i santi giorni, le zucchine
e le melanzane cotte sulla piastra per pochi
istanti sono frequenti, specie nei mesi
caldi, insomma, anche i miei, non scherzano,
quanto a virtuosismo, considerato poi che hanno
ormai una certa età, e loro stessi, un po'
per certe analisi recenti non proprio
tranquillizzanti, un po' perchè si sono
accorti dei miei cambiamenti positivi
nelle mie piccole patologie, si sono fatti
decisamente più aperti e volenterosi,
nell'accettare un 'certo vegetarismo'.
Io invece lotto per conservare una
strada decisamnte vegana, dove ahimè
di inserimenti crudisti ce ne sono pochini,
ma oggi lo zenzero, domani il topinambur,
un altro giorno le carote crude, vado
facendo breccia...





























































































t



























































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